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Dal conflitto al dialogo: 4 strategie di comunicazione efficace nella coppia.

29/3/2022

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Articolo a cura della Dott.ssa Claudia Birelli
“Parlatene, parlatene sempre. Perché i silenzi sono pietre.
E le pietre diventano muri. E i muri, distanze incolmabili.”
 
Nonostante sembri così chiaro, la comunicazione fra i partner continua ad essere uno dei principali scogli all’interno delle relazioni. Spesso, infatti, è una delle principali cause di rottura della coppia.
E’ facile ad esempio incorrere nel rischio di dare per scontato che l’altro sappia cosa generi il nostro piacere o dispiacere e quindi ritenere che il proprio partner possa comprendere il motivo del nostro disagio senza che gli sia comunicato…“l’altro può capirmi anche se non parlo.”
Uno dei consigli principali che si dà alle coppie che varcano la soglia della terapia, è dunque quello di comunicare.
Per evitare incomprensioni, litigi e un rapporto tossico parlare è indispensabile.
Eppure sembra non bastare! Infatti, comunicare non è comunque sufficiente se lo si fa in maniera inefficace.
 
UNA CATTIVA COMUNICAZIONE E’ MAESTRA DEL CONFLITTO
 
Una comunicazione disfunzionale fra i partner è uno dei primi indici di un conflitto che perpetuandosi all’interno della relazione potrebbe diventare sempre più grave guidando i partner verso la sensazione di non avere più una via d’uscita o persino ritenere la relazione destinata ad un’inevitabile conclusione. E’ cosi che la complicità, l’ascolto attento, la comprensione diventano un ricordo lontano lasciando spazio nella maggior parte dei casi a litigi ricorrenti, critiche, giudizi, attacchi e ostruzionismo.
Una delle situazioni più frequenti vede entrambi i partner desiderosi persino che l’altro cambi. A chi non è mai capitato di pensare: “Il mio partner non mi capisce” o anche “Non riesco a spiegarmi come vorrei”, oppure “Non facciamo altro che litigare”.
Probabilmente in tali circostanze c’è qualcosa da rivedere.
Non possiamo negare che nel momento in cui si costruisce una coppia, c’è la possibilità che si verifichino delle crisi all’interno di questa. E nella crisi di coppia si comunica principalmente con le armi del disprezzo e della critica oppure con atteggiamenti difensivi e di ostruzionismo.
Prima di svelarti utili strategie per migliorare la comunicazione con il partner voglio dirti una cosa importante…
 
Il CONFLITTO PUO’ DIVENTARE UNA RISORSA
Il conflitto in sé non rappresenta il problema: non è questo ad incidere sul successo della relazione piuttosto il modo in cui tale conflitto viene gestito. Se lo si fa in modo produttivo, infatti, può far nascere una nuova intimità all’interno della relazione che sa nutrirsi di comprensione e accettazione reciproca. La questione più rilevante sta dunque nel come si vive e si supera la crisi che può anche essere un momento di crescita e di apprendimento di nuovi comportamenti.
Detto questo, il primo passo per produrre una comunicazione efficace e positiva è sapere cosa è bene evitare e cosa è bene imparare e comprendere.
 
I BLOCCHI DELLA COMUNICAZIONE: CONOSCERLI PER EVITARLI
Nelle prossime righe scoprirai delle semplici strategie per allentare le tensioni e rendere la comunicazione più efficace ma prima, conosciamo meglio i comportamenti distruttivi più frequenti che bloccano la comunicazione. Questi non fanno altro che innalzare muri all’interno del rapporto ostacolando la comunicazione e impedendo una risoluzione efficace dei problemi.
 
Emozioni fuori controllo -> Blocchi della comunicazione -> Problemi non risolti
 
Lo sapevi che Gottman (1999) li definì i quattro cavalieri dell’apocalisse?
Si tratta di atteggiamenti controproducenti di cui cadiamo facilmente vittime quando le nostre emozioni hanno la meglio su di noi. Vediamoli meglio:
 
1. IPERCRITICISMO: le critiche feriscono, distruggono e dividono, soprattutto quando sono dirette alla persona e non al suo comportamento. Sono armi molto pericolose che si esprimono a diversi livelli arrivando ad includere colpe e diffamazione. La tendenza è quella di generalizzare facendo spesso uso delle parole “sempre” e “mai”: “Non porti mai giù la spazzatura. Non si può contare su di te”.
Criticare in maniera energica puntualizzando le colpe del partner tende a creare, nella persona che si sente accusata, una reazione emotiva di ribellione;
2. DISPREZZO: può essere espresso in modi creativi, per esempio con il tono di voce o correggendo la grammatica del partner che sta parlando. Ma il sistema più efficace e distruttivo è con le espressioni del volto. Basta alzare gli occhi al cielo o fare una smorfia per far infuriare il partner;
3. VITTIMISMO: il terzo cavaliere dell’apocalisse è il difensivismo. In pratica l’atteggiamento di chi, di fronte alle critiche si atteggia a vittima innocente;
4. SILENZIO: l’atteggiamento di chi interrompe bruscamente o sfugge ad una discussione rifiutandosi di rispondere, non reagendo alle parole del partner.
 
LE CONVINZIONI IRRAZIONALI NELLA COPPIA
Svariate sono poi quelle convinzioni irrazionali che la persona porta con sé e che ripete automaticamente nella relazione influenzando la comunicazione. Scopriamone alcune:
  • Opinioni disfattiste: “Il mio partner è incapace di cambiare; le cose non faranno che peggiorare”;
  • Opinioni che si autogiustificano: “E’ giusto pensare come la penso io, è normale comportarsi come mi comporto io”;
  • Opinioni basate sulla reciprocità: “Non faccio il minimo sforzo se non lo fa anche il mio partner”;
  • Opinioni per cui il problema è sempre dell’altro: “In me non c’è nulla che non va, se il mio partner migliorasse tutto si sistemerebbe.”
 
In sintesi, tutte queste modalità sono indicatrici del fallimento della relazione: se sono presenti significa che la gestione dei conflitti non sta avvenendo in maniera costruttiva rendendo il dialogo fra partner decisamente controproducente.
Sembra a questo punto che non sia poi così difficile litigare e che la felicità di coppia possa essere messa a dura prova. In tali circostanze la sensazione prevalente è che il partner non sia in grado di comprendere le nostre esigenze e a quel punto subentra un profondo senso di rabbia, frustrazione, delusione e molti gesti sottintesi finiscono per diventare malintesi.
 
E allora come possono le coppie evitare di innalzare muri e costruire invece un rapporto di maggiore vicinanza?
 
Al RIPARO DALL’APOCALISSE
Arriviamo al dunque…
La coppia che funziona meglio è quella che sa comunicare. Ciò significa che la comunicazione è un aspetto che si può e si deve apprendere per poter avere una relazione soddisfacente. Giorgio Nardone, fondatore insieme a Paul Watzlawick del Centro di Terapia Strategica, nel suo libro “Correggimi se sbaglio” suggerisce 4 semplici strategie per comunicare efficacemente e appianare i conflitti. Queste tattiche permettono di spezzare il collegamento tra emozioni e discussioni aiutando le coppie ad instaurare una relazione più proficua e sana.
 
4 STRATEGIE DI COMUNICAZIONE EFFICACE NELLA COPPIA
Ebbene sì, solo soltanto 4 gli ingredienti strategici che rendono il dialogo efficace e di successo guidando verso la vicinanza all’altro piuttosto che alla distanza e al conflitto:
  1. DOMANDA PIUTTOSTO CHE AFFERMARE:
apri alla riflessione, poni domande strategicamente costruite con al loro interno le alternative di risposta verso cui vuoi guidare il tuo partner. Così si arriva ad una congiunzione di vedute, evitando contrasti e resistenze al cambiamento.
Ad esempio…sentendomi trascurata potrei chiedere al mio partner:
“Come mai non mi consideri abbastanza?”
Questa opzione offre troppe possibilità di risposta oltre che risultare perentoria.
Se invece domando:
“Ho notato che negli ultimi tempi mi dedichi meno attenzioni…è per via del tuo lavoro o perché nutri meno interesse nei miei confronti?”
Questa modalità comunicativa aprirà a scenari differenti: il partner non si troverà di fronte ad una domanda provocatoria piuttosto ad una domanda che lo farà riflettere su quello che sta accadendo nell’ultimo periodo;
  1. CHIEDI VERIFICA PIUTTOSTO CHE SENTENZIARE:
usa le riformulazioni, subito dopo aver posto la domanda, nel momento in cui il partner risponde, riformula ciò che ti ha comunicato: “quindi mi stai dicendo che…”
Riformulare aiuta a rafforzare ciò che si sta creando nella comunicazione con l’altro e a non creare equivoci, poiché entrambi sarete sicuri di ciò che vi starete dicendo;
  1. EVOCA PIUTTOSTO CHE SPIEGARE:
utilizza l’aspetto evocativo del linguaggio per riuscire a toccare le corde emotive del partner e generare così emozioni e sensazioni intense nel tuo interlocutore.
  1. AGISCI PIUTTOSTO CHE PENSARE:
orienta il dialogo all’azione. Tornando all’esempio iniziale…ci sentiamo trascurati, poniamo domande con più alternative non in modo accusatorio, questo apre al dialogo, riformuliamo la risposta che ci viene data e dopo aver esplorato diversi scenari per i quali noi ci sentiamo trascurati, poniamo la domanda “secondo te che cosa ci può essere utile in questo momento per migliorare la nostra situazione?”
 
UN DIALOGO DI SUCCESSO PER TROVARE INSIEME LE SOLUZIONI
Abbiamo imparato che i problemi di coppia, nella maggior parte dei casi, si accompagnano ad una modalità comunicativa fra partner prettamente disfunzionale, la quale, maestra di litigi e conflitti frequenti, non permette un’adeguata risoluzione dei problemi all’interno della coppia: lo spazio relazionale risulta governato da emozioni che prendono il sopravvento discutendo, biasimando e accusando il partner o ritirandosi senza parlare dei problemi e dei sentimenti feriti.
Fare le stesse cose, adottare le stesse soluzioni inefficaci ci porta ad ottenere gli stessi risultati di sempre: creare qualcosa di nuovo richiede un cambio di prospettiva. In questo modo la comunicazione non rimarrà fine a sé stessa ma permetterà ad entrambi i partner, insieme, di trovare una soluzione alla problematica iniziale volgendo insieme al cambiamento.
Questo è fondamentale soprattutto per rafforzare sintonia e alleanza nella coppia: agire insieme, trovare insieme una soluzione significa che non la stiamo imponendo, piuttosto stiamo coinvolgendo il partner restituendogli potere e responsabilità.
Questi sono i tasselli principali da tenere in considerazione nella comunicazione efficace al fine di giungere alla negoziazione piuttosto che al conflitto.
Per concludere…tieni a mente che imparare una nuova abilità o cambiare un modello di comportamento richiede tempo, sforzo, impegno e pratica. L’arte del dialogo non è qualcosa di semplice da apprendere. Restare, infatti, ancorati a vecchi modelli è molto più facile poiché essi sono diventati familiari. Ma se siete infelici perché i vostri bisogni rimangono insoddisfatti, allora vale la pena di sforzarsi per apprendere abilità più funzionali sia a voi stessi che al vostro rapporto di coppia.
Per risolvere i problemi, bisogna essere disposti ad ascoltare e a riconoscere il partner, che per questo sarà più disponibile ad ascoltare e a riconoscervi.
 
“E’ importante imparare a parlarsi per continuare ad amarsi”
Conoscevi già queste strategie di comunicazione? Le hai messe in atto?
Fammelo sapere nei commenti 😊
Se sei interessato ad approfondire argomenti sulle relazioni di coppia Segui anche il mio profilo instagram con tips e suggerimenti utili sul tema.
 
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BIBLIOGRAFIA
  • Giusti E., Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa (2010), Sovera Edizioni.
  • Gottman J., Silver N., Intelligenza emotiva per la coppia (1999), BUR Psicologia, Milano.
  • Nardone G., Correggimi se sbaglio. Strategie di comunicazione per appianare i conflitti nella relazione di coppia (2008), Ponte alle Grazie.
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Come affrontare i litigi con il partner?

13/7/2020

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Articolo a cura della Dott.ssa Maddalena Palumbo

Ogni qualvolta mi accingo a scrivere sul tema “coppia” e sulle numerose difficoltà che essa trova durante il suo percorso, mi torna alla mente un avvocato napoletano A.P. marito premuroso e padre amorevole di sette figli il quale soleva esclamare spesso: ”Non riesco a comprendere come sia possibile che esista una laurea per esercitare ogni tipo di professione e non ne esista una per imparare a stare bene in coppia e a fare i genitori!”
Ecco, in questo articolo scriverò dei litigi col partner, riportando un “grandissimo”…
Cominciamo col dire che la coppia vive un suo “ciclo evolutivo” la cui prima fase è rappresentata dall’innamoramento. In questa fase non siamo in grado di vedere l’altro come veramente è e spesso lo idealizziamo riducendo in misura infinitesimale i suoi difetti e aumentando esageratamente i suoi pregi e inoltre viviamo l’illusione e nutriamo l’aspettativa che l”’Altro” soddisferà tutti i nostri bisogni… purtroppo ciò non corrisponde al vero!… e quando la realtà fa capolino nel quotidiano, cominciano i primi dissapori, le prime discussioni, i primi litigi.
La maggior parte dei litigi con il partner scoppia quando la comunicazione non è corretta e non si riesce a trovare un accordo sul problema sul quale si sta discutendo in quel dato momento e i litigi, mal gestiti, portano spesso a conflitti anche profondi portando sovente a separazioni “fasulle”. Perché “fasulle”? Perché molto spesso accade che a una “separazione giuridica” non corrisponda una “separazione emotiva” e quindi i partner continuano a mantenere un forte legame. I tribunali sono pieni di coppie che si fanno la guerra per anni senza sapere che, se il legame fosse veramente sciolto, non starebbero lì: per confliggere devono necessariamente stare in contatto… ma loro questo non lo sanno!
I litigi sono basati su un meccanismo perverso di interazione: ognuno dà la colpa all’altro di ciò che sta accadendo o di ciò che è disfunzionale nel rapporto. Così la “colpa” rimbalza dall’uno all’altro senza soluzione di continuità, quasi fosse una pallina di ping pong.
In realtà la parola “colpa” non dovrebbe essere pronunciata. Nel rapporto di coppia, quasi mai si è nella consapevolezza di ciò che succede oltre a ciò che appare, e quasi mai si è nella consapevolezza che tutto ciò che si verifica accade col contributo di tutti e due nella stessa percentuale, al 50%, e quindi con la stessa responsabilità: si è due metà di una stessa mela.
Nella relazione di coppia, quindi, è importante acquisire la consapevolezza che, pur rimanendo presenti un “io” e un “tu”, esiste un “noi”. Quando una coppia si fa la guerra, dunque, è una lotta che viene fatta non soltanto dall’uno contro l’altro, ma anche e principalmente al “noi” costruito insieme.
Trattando dei litigi in seno alla coppia, cosa si può dire di più e/o di meglio di quanto scrisse Francesco Alberoni nel 1987 sul Corriere della Sera nella rubrica “Pubblico & Privato”? L’articolo era intitolato “Se il divorzio scatena la belva che è in noi”. Ecco la sua testimonianza:
«Perché si sta litigando? Perché due persone vissute insieme diversi anni, quando si separano, non riescono quasi mai a evitare il conflitto, i litigi violenti, le accuse, le recriminazioni? Molti pensano che siano proprio questi litigi la causa della separazione. I due partner litigano così ferocemente che, a un certo punto, non ne possono più e si separano. Ma se così fosse, la separazione dovrebbe essere un sollievo, un momento di gioia e i due membri della coppia dovrebbero essere raggianti e stringersi la mano da buoni amici. Invece la separazione è un trauma profondo. Restano i rancori e i litigi sono pronti a scoppiare anche dopo. Ma sono effettivamente i litigi che conducono la coppia alla separazione? No, i litigi non sono la causa della separazione ma il sintomo della sua difficoltà: sono la manifestazione di legami, domande, bisogni reciproci ancora vivi, talvolta indistruttibili. Le persone che sono state profondamente innamorate e/o che hanno vissuto assieme per anni si avviano sulla strada che porterà alla separazione quando non riescono più a darsi qualcosa che, per ciascuno di loro, è essenziale. E non riescono a crederci. Perché ciascuno, nel matrimonio o nella convivenza, ha cercato di dare il meglio di sé, si è sacrificato e si aspetta che l’altro sia soddisfatto.
Invece ciascuno ha nel proprio cuore mille desideri, mille bisogni che nessuna persona al mondo può soddisfare. Tutte le persone cambiano, e spesse volte i due partner non cambiano nella stessa direzione e allora entrambi cominciano a rimproverarsi reciprocamente di non corrispondere alle originarie aspettative. L’amore finisce perché ciascuno, diventando appieno sé stesso, si allontana da come l’altro lo voleva. La delusione e il rancore profondi sono possibili soltanto in persone che si sono volute bene e che, per molto tempo, hanno fatto ogni sforzo per capirsi e per soddisfare i desideri reciproci. Il litigio è un grido, è una richiesta di stima per sé stessi e una richiesta all’altro di cambiare. È un confronto tra due prospettive di vita in cui ciascuno vuol vedere riconosciuta la validità, la dignità della propria e, nello stesso tempo, vuole che l’altro cambi per adeguarsi a lui.
Nei litigi c’è sempre una richiesta angosciosa, pressante: “Dammi questo!” “Fa’ così!”. E questa richiesta è accompagnata dalla giustificazione: “Fallo, perché io sono diverso da te e per me è essenziale”. Anche se la richiesta è fatta in tono lamentoso o rancoroso, il significato è sempre questo: “Riconosci il mio valore e il mio diritto”.
E l’altro risponde nello stesso modo, rifiutando. “Io non posso, perché la mia natura è diversa, perché ho anch’io un analogo valore, un’analoga dignità, un’analoga differenza che voglio venga accettata”. In fondo, ciascuno richiede all’altro di essere ciò che non è e, così facendo, mette in discussione la sua identità, il suo valore in quanto persona: non un singolo gesto, ma il suo modo di essere. Per questo i litigi sono così drammatici e provocano tanta sofferenza. Si comprende anche perché la separazione e il divorzio, spesso, non fanno cessare questi scontri. Basta che se ne ripresenti l’occasione e si riaccendono: perché ogni essere umano vuol vedere riconosciuto il suo valore. Ciascuno, anche dopo molto tempo, continua a voler ottenere un riconoscimento dalla persona che forse ha amato di più nella vita. Il riconoscimento degli altri non gli basta. Vuole proprio quello. Ed è per questo che vi sono molti uomini e molte donne che dopo anni di separazione attendono ancora il gesto, la parola, l’ammissione, il riconoscimento che ritengono loro dovuti.» ( F. Alberoni).
Se una comunicazione scorretta porta ai litigi e se questi, mal gestiti, portano a conflitti profondi si ha come conseguenza la crisi del rapporto. Ma la parola “crisi” non significa solo momenti di stallo o di negatività, etimologicamente proviene dalla parola “crino” che significa “scelta”. Pertanto, paradossalmente, la conflittualità può rappresentare un’opportunità di crescita individuale e di evoluzione del rapporto stesso… e di questo parleremo in seguito…

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