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Dipendenza Affettiva

4/12/2020

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Articolo a cura della Dott.ssa Rosanna Di Falco

Nel corso dei secoli l'amore è stato reso come una passione straziante. Ovidio fu il primo a proclamare: “Non posso vivere con o senza di te” ( Amores III, xi, 39), 

E anche il linguaggio quotidiano è pieno di espressioni come "Ho bisogno di te" e "Sono dipendente da te". Queste frasi ampiamente utilizzate catturano ciò che molte persone conoscono in prima persona: che quando siamo innamorati, proviamo un'attrazione fortissima per un'altra persona, persistente, urgente e difficile da ignorare.
Quando invece l’amore si trasforma in una ossessione che domina la mente e fa soffrire, non parliamo più di amore ma di DIPENDENZA AFFETTIVA. Essa è definibile come uno stato patologico in cui la relazione  di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la propria esistenza. Si tratta di una forma di amore ossessivo, simbiotico, fusionale e stagnante che viene vissuto alla stregua di una droga e per il quale viene sacrificata qualsiasi spinta evolutiva (di cambiamento) ed ogni altra gratificazione.
All’altro viene attribuita un’importanza tale da annullare se stessi e non ascoltare i propri bisogni. Tale meccanismo viene perpetuato per evitare di affrontare la paura più grande: la rottura della relazione. 
La Dipendenza Affettiva fa parte delle cosiddette “New Addictions”, quelle forme di dipendenza dette dipendenze comportamentali, poiché non vedono coinvolta alcuna sostanza chimica (come alcol o sostanze di abuso): l’oggetto di queste dipendenze infatti è un comportamento (o una persona nel caso della dipendenza affettiva) o un’attività lecita e socialmente accettata.
La possibilità di passare dalla relazione d’amore ad una di dipendenza affettiva è frutto di concause legate a fattori di rischio, contestuali ed individuali, che rendono questo passaggio quasi impercettibile, individuabile probabilmente solo attraverso le conseguenze a lungo termine. 
La persona dipendente proviene prevalentemente da un’esperienza familiare in cui sono venuti a mancare accudimento, validazione e risonanza emotiva da parte delle figure di riferimento e ha quindi sperimentato un profondo senso di abbandono ed inadeguatezza, al quale fanno seguito emozioni di rabbia, vergogna e sensazione di vuoto interiore; inoltre non ha imparato a riconoscere, dare valore, prendersi cura dei propri bisogni e stati emotivi e a far rispettare confini relazionali sani.

CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
Tra le caratteristiche della dipendenza affettiva troviamo:
  • il soddisfare i propri bisogni di amore e di riconoscimento solo attraverso la cura del partner; 
  • lo scegliere uomini o donne che appaiono bisognosi di aiuto e credere di aiutarli e salvarli attraverso il proprio amore;
  •  l’avere una profonda paura dell’abbandono e fare qualunque cosa per evitarlo;
  •  il farsi carico dei bisogni del proprio partner per averlo vicino, come supportarlo finanziariamente, cercargli lavoro; 
  • Il compiacimento ad oltranza del partner; 
  • l’assumersi la maggior parte della responsabilità per ogni problema o fallimento della propria unione; 
  • un basso livello di autostima; 
  • l’inclinazione a compensare il vuoto affettivo interiore attraverso un’ulteriore dipendenza da droghe, cibo e alcool. 
I dipendenti affettivi, solitamente sono donne e ci sono alcuni specifici elementi che le accomunano: 
  • si tratta di donne bisognose di conferme; 
  • con uno stile di attaccamento ansioso- insicuro;
  • con una scarsa autostima;
  • terrorizzate dal fantasma dell’abbandono ;
  • tendenti alla iper responsabilizzazione 
  • provenienti da famiglie problematiche 

COME USCIRE DAL CIRCOLO VIZIOSO DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
Come fare dunque per imparare ad avere relazioni più sane? 
Occorre lavorare su alcuni punti fondamentali:
  1. osservare e lavorare sui comportamenti di dipendenza all’interno della relazione: imparare a restare nella fase di “ritiro” del ciclo emotivo, senza agire i comportamenti volti a recuperare il partner. Consapevolizzare ed agire sui sentimenti dolorosi legati alle esperienze di abbandono e abuso dell’infanzia;
  2. Lavorare sui sottostanti aspetti di codipendenza (sani confini, cura e rispetto di sé, capacità di riconoscere e far valere i propri reali bisogno ecc.)
  3.  Prendersi cura di sé e provare a chiedere aiuto ad un professionista della salute come uno psicologo o uno psicoterapeuta per consapevolizzare ed elaborare i vissuti dolorosi. 
Re-impegnarsi in una relazione sentimentale solo dopo aver raggiunto un buon livello di integrazione della personalità.

Dott.ssa Rosanna Di Falco
Psicologa, Pedagogista, Mediatrice Familiare
Via Col di Lana, 11 Roma


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