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![]() Creare la propria famiglia: la gestione delle relazioni familiari e le conseguenze nella coppia
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A cura di Maddalena Palumbo.
Ad oggi sono molteplici le attività di tipo psicologico: lo Psicologo, lo Psicoterapeuta, il Dottore in Tecniche Psicologiche, il Counselor, il Mediatore Familiare ecc. Le prime tre sono le sole professioni psicologiche che, allo stato attuale, rientrano tra le attività sanitarie che sono riconosciute dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, CNOP, dopo relativa iscrizione all’Albo Regionale. Ciascuna di queste attività ha necessità di un preciso e tipico percorso per apprendere conoscenze, competenze e strategie da applicare per aiutare le persone che si rivolgono a loro, avendo come centralità il “benessere psicologico” dei pazienti. I percorsi, quindi, come detto sopra, sono precisi e specifici per arrivare all’iscrizione all’Albo. Ma qual è dunque la differenza tra psicologo psicoterapeuta? Consiste appunto nel tipo di percorso e nella conseguente abilitazione per il tipo di intervento. Lo psicologo è il soggetto che ha studiato per cinque anni conseguendo prima la laurea triennale e poi la laurea magistrale con un indirizzo specifico in una determinata area della psicologia. Oltre all’indirizzo clinico, infatti, ne esistono altre che permettono di acquisire abilità e compiti specifici in settori delicati come: lavoro, comunità, scienze cognitive, ecc. A questo punto si è laureati in psicologia, ma ancora non si ha diritto al titolo di psicologo. Come si raggiunge questo titolo? È necessario fare un anno di tirocinio, della durata di mille ore. Esso si deve svolgere presso enti convenzionati con l’università di appartenenza. Vi sono strutture che si interessano di bambini e adolescenti (età evolutiva), di anziani, di famiglia, di coppia ecc. Il laureato, quindi, sceglierà quella che gli è più consona anche in vista del bacino di utenza che vorrà avere e del tipo di lavoro che vorrà svolgere. Anche dopo l’anno di tirocinio il percorso non è ancora terminato: è in agguato il famigerato esame di Stato che spaventa la maggior parte degli studenti! Questo esame consta di quattro prove di cui tre scritte e una orale. Il superamento di tale esame darà diritto all’iscrizione all’Albo degli Psicologi della regione di appartenenza. Gli Albi Regionali sono riconosciuti dal CNOP, e solo dopo questa iscrizione ci si può fregiare del titolo di Psicologo. A questo punto, cosa manca ancora per diventare uno psicoterapeuta? Manca ancora un percorso alquanto lungo e impegnativo: la specializzazione! Essa consiste nel frequentare una scuola, di specializzazione appunto, della durata di quattro anni, al fine di raggiungere una specifica formazione teorica e pratica. A queste scuole vi possono accedere sia il laureato in psicologia, come su detto, che i laureati in Medicina e Chirurgia. Le scuole di specializzazione devono essere riconosciute dal MIUR secondo le normative vigenti. Esse rispecchiano tipologie diverse e specifiche di intervento: psicoanalisi, cognitivo, cognitivo-comportamentale, analisi transazionale, Gestalt, sistemica relazionale, familiare e tante altre. Inoltre vi sono scuole cha prediligono una formazione pluralistico integrata, come ad esempio la scuola ASPIC (Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della Comunità). Ogni Psicologo farà un’attenta analisi, valutazione e selezione della scuola da preferire perché è da essa che dipenderà il suo futuro lavorativo e direi personale, nel senso di soddisfazione e appagamento, visto che gran parte della vita di ciascuno è assorbita dal lavoro. È importante sapere che alcune scuole consigliano mentre altre impongono un percorso personale di psicoterapia come strumento necessario ad affrontare il lavoro tutt’altro che semplice di psicoterapeuta. La mia opinione personale è che il percorso debba essere prescritto in quanto non ci si può dedicare al benessere psicologico altrui se prima non ci si è dedicati al proprio, lavorando su se stessi e sulle proprie dinamiche disfunzionali: chi può sostenere di non averne? Questo percorso servirebbe come base per riuscire a fronteggiare ad esempio situazioni di risonanze rispetto al proprio vissuto. Al termine dei quattro anni di specializzazione, previa presentazione di una tesi e di un esame finale, coloro che avranno superato tali verifiche, potranno fregiarsi del titolo di Psicoterapeuta e potranno comunicarlo all’Ordine di appartenenza. Fin qui le differenze del percorso da fare per conseguire il titolo di psicologo o di psicoterapeuta. Ma quali sono poi le differenze pratiche nell’attività professionale? In generale, lo psicologo può somministrare test, svolgere colloqui a fini diagnostici, selezionare il personale, realizzare attività di orientamento tramite colloquio individuale o di gruppo, eseguire attività educative in piccoli gruppi per promuovere abilità psico-sociali, interviene per la prevenzione, diagnosi, attività di abilitazione, di riabilitazione e di sostegno rivolte a persone, gruppi, organismi sociali e comunità. Inoltre può svolgere attività di sperimentazione, ricerca e formazione nell’ambito prescelto. In particolare, l’indirizzo clinico consente una peculiare specializzazione nel settore della salute mentale, diagnosi psicologica e interventi volti all’aiuto. In sintesi i compiti e le mansioni dello psicologo sono: diagnosi e cura di disturbi psicologici; prevenzione del disagio e promozione della salute; supporto psicologico; consulenza psicologica (counseling); attività di riabilitazione; programmazione e verifica di interventi psicologici, psico-sociali e psicoeducativi. Lo psicologo, inoltre, può fare delle valutazioni della problematica presentata dal paziente e può ritenere necessario un “trattamento psicoterapeutico”: questo è di competenza esclusiva di questo professionista. Lo psicoterapeuta quindi è abilitato a svolgere la psicoterapia, un percorso di trattamento per i disturbi psicopatologici, utilizzando specifiche tecniche psicoterapeutiche apprese nel percorso di specializzazione. Concludendo questa dissertazione sulle differenze tra psicologo e psicoterapeuta mi piace sottolineare che comunque entrambe le figure professionali, durante i loro incontri con i pazienti, devono necessariamente mettere in pratica l’ascolto attivo, l’ empatia e l’accettazione incondizionata con particolare attenzione alla comunicazione, alla fiducia e all’alleanza di lavoro! Per avere maggiori informazioni potete contattarmi: maddalena.palumbo@libero.it info.pacificazione@gmail.com
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